domenica 22 febbraio 2009

Sant'Alferio Pappacarbone

Nato a Salerno nel 930 dalla nobile famiglia dei Pappacarbone, servì per lungo tempo Guaimaro, principe della sua città. Settantenne, nel 1002, era a capo di una legazione diretta in Francia al re Enrico II, per ottenerne la protezione sul suo signore e sul suo principato. Essendosi ammalato gravemente prima di valicare le Alpi, chiese ospitalità al monastero di S. Michele della Chiusa e, mentre i suoi compagni proseguirono il loro cammino, fece voto di farsi monaco se fosse guarito. Infatti, ristabilitosi, lasciò il mondo per rivestire l'abito benedettino, e seguì a Cluny s. Odilone incontrato nel convento della Chiusa.
Alcuni anni dopo, il principe di Salerno chiese al grande abate di Cluny il suo antico ministro per impiegarlo nella riforma dei monasteri del salernitano, ma, dopo un tentativo poco fruttuoso, Alferio si ritirò con due compagni nella Cavea metiliana o “valle Metilia”, presso Salerno (nell'attuale Cava dei Tirreni), per menarvi vita eremitica in preghiera e penitenza. In seguito vi costituì, dedicandolo alla S.ma Trinità, un monastero per dodici discepoli, destinato a diventare uno dei principali centri della riforma monastica. La comunità fu organizzata sul tipo di quella di Cluny e secondo il suo spirito. Fra i discepoli del santo dobbiamo ricordare il mercante di Lucca s. Leone e il monaco Desiderio, che più tardi salirà al trono pontificio col nome di Vittore III e tesserà l'elogio di Alferio nel terzo libro dei suoi Dialoghi. Il monastero godette della particolare benevolenza di Guaimaro, il quale con decreto del 1025 ne riconosceva l'esistenza, concedendo un largo tratto di terra intorno e piena libertà di governo, compresa quella di eleggere l'abate in seno alla comunità senza alcuna ingerenza di secolari.
Alferio morì nel 1050, il 12 aprile, giorno in cui è festeggiato, dopo aver designato Leone di Lucca suo successore e aver revocato la norma stabilita di non accogliere nel suo monastero più di dodici monaci.
I suoi undici immediati successori sono venerati con culto pubblico riconosciuto dalla Chiesa; come santi: Leone, Pietro e Constabile, insieme col santo fondatore Alferio, con decreto di Leone XIII del 1893 ; come beati: Simeone, Falcone, Marino, Benincasa, Pietro II, Balsamo, Leonardo e Leone II, con decreto di Pio XI del 1927.


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